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Vitamina D: sole, cibo e malassorbimento

Cos’è la vitamina D?

Chiamata comunemente vitamina D, è in realtà un pro-ormone, cioè una sostanza che può essere convertita in un ormone vero e proprio. Si tratta dell’unica vitamina che il corpo può sintetizzare autonomamente attraverso l’esposizione solare, mentre una piccola parte viene assunta tramite gli alimenti. È un ormone che proviene dal colesterolo, che è il principale componente delle membrane cellulari.

Chi produce la vitamina D?

La maggior parte di vitamina D è prodotta dall’organismo e ha origine nel fegato, nel quale avvengono i primi processi di produzione. Il colesterolo si trasforma e giunge alla cute attraverso il sangue. Se la pelle è esposta ai raggi solari UVB, avviene una nuova trasformazione in provitamina D che, grazie al calore della cute, diventa vitamina D.

L’esposizione al sole

La vitamina D è detta anche vitamina del sole. L’assunzione di vitamina D attraverso i bagni solari varia a seconda della posizione geografica, dell’altitudine, del tipo di inquinamento ambientale e dal fototipo, che dipende dal contenuto di melanina presente nella pelle.

L’esposizione va commisurata al fototipo. Quindi per i casi più delicati, bastano 15-20 minuti. Più la pelle è pigmentata e ha un contenuto di melanina elevato, maggiore dovrà essere l’esposizione solare, che può arrivare, nei casi dei fototipi IV e V a circa 6 volte quella dei primi tre fototipi.

Vitamina D nel cibo

Come già detto, anche gli alimenti possono facilitare l’assunzione della vitamina D, anche se non sono moltissimi, lasciando preferire una corretta esposizione solare per il suo assorbimento. Tra gli alimenti principali che contengono la vitamina D, rientrano l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi come tonno, sgombro e salmone e gamberi e ostriche. La vitamina D è presente anche nei formaggi grassi e nel burro, nel tuorlo d’uovo, nei funghi e nella carne di fegato.

I casi di malassorbimento

Un assorbimento ridotto o una scarsa produzione di vitamina D possono essere ricondotti a diverse patologie. Tra queste, rientrano sicuramente la sindrome di malassorbimento e l’insufficienza epatica e renale. Si aggiungono ulteriori sindromi da malassorbimento di grassi, come la carenza di enzimi pancreatici, ol morbo di Crohn, la fibrosi cistica, la celiachia e le malattie dell’intestino tenue.

Nei casi di insufficienza epatica, si riduce la produzione di vitamina D, soprattutto quando il fegato si considera compromesso per più dell’80%. Le malattie del fegato possono interferire anche con la capacità intestinale di assorbire grassi e vitamina D. Patologie, come la cirrosi biliare primitiva, che provoca la distruzione delle vie biliari, impediscono alla bile di raggiungere l’intestino, disturbando i processi di assorbimento della vitamina D.

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